Dieci regole per un pediatra

DIECI REGOLE PER UN PEDIATRA ( QUASI ) PERFETTO

Tratto  da Articolo pubblicato sui numeri: 2/2008  e 6/2010 del bimestrale  UPPA (Un Pediatra Per Amico)- www.uppa.it modificato nel 2024

 

  • Prima regola: scegli il pediatra appena puoi

 

  • Seconda regola: segui il programma di visite che il tuo pediatra suggerisce

Neonato: la prima visita va fatta appena possibile, per “fare conoscenza”., per verificare che l’allattamento proceda al meglio,per esporre difficoltà, per sciogliere le prime “paure”.

Due mesi e mezzo, tre mesi: hanno inizio le vaccinazioni, il vostro pediatrasaprà consigliarvi al meglio.

Quattro/cinque mesi: continuano le vaccinazioni, si comincia a parlare di cambiamenti nell`alimentazione.

Sette-Nove mesi: si parla di sviluppo e prevenzione degli incidenti, ma anche di alimentazione che cambia.

Dodici mesi: ancora vaccinazioni; il bambino cammina e comincia a mangiare da solo.

Quindici mesi: può essere il momento di un altro piccolo ciclo di vaccinazioni e per parlare di crescita e sviluppo.

Diciotto mesi: ultimo “incontro ravvicinato”.

Due anni: è il momento di accertarsi che il bambino stia imparando a parlare, cammini bene e cominci ad usare il “vasino”. [...] Si può parlare dei “terribili due anni”, un’età difficile e di come evitare gli incidenti, che a questa età possono capitare con facilità; è un momento importante anche per valutare le competenze linguistiche acquisite (dice frasi di almeno due parole?). [...] Il bambino sta per inserirsi nella scuola materna, deve essere autonomo nel mangiare e nell’andare al bagno; può verificarsi che non veda bene con entrambi gli occhi: i pediatri usano fare a questa età lo “screening dell’ambliopia”. 

  • Terza regola: la puntualità è un vantaggio per tutti

Probabilmente per i bilanci di salute, e forse anche per altre visite vi verranno dati degli appuntamenti. Il vostro pediatra cerca così di organizzare in maniera ordinata la sua attività e, contemporaneamente, si preoccupa di non costringere genitori e bambini a lunghe, e spesso faticose, soste in sala d`attesa.

Nello svolgimento di una normale giornata di ambulatorio pediatrico non sempre è possibile prevedere tutto quello che può capitare, come pure non sempre una famiglia riesce a spostarsi e ad organizzarsi come vorrebbe. Per questi motivi ci possono essere dei piccoli ritardi; se questi sono ragionevoli, non ci saranno perdite di tempo e disfunzioni e, di conseguenza, l`assistenza che il pediatra potrà offrirvi sarà migliore. Ma se molte famiglie arrivano in ritardo (oppure molto in anticipo) ostacoleranno l`attività del pediatra e peggioreranno la qualità del suo lavoro e il livello dell`assistenza prestata ai pazienti. Se avete qualche problema con il vostro appuntamento perciò avvertite per tempo lo studio del pediatra. 

  • Quarta regola: impariamo ad usare il telefono

Il vostro pediatra trascorre al telefono una parte consistente della sua giornata di lavoro e voi stessi sapete quanto sia importante parlare con lui in caso di necessità. Non trascurate di comunicargli quello che vi sembra indispensabile, ma quando gli telefonate, ricordatevi sempre che state consultando un medico a cui fanno riferimento centinaia di famiglia. È meglio perciò che le telefonate siano:

- il più brevi possibile, per non impedire ad altri genitori di mettersi in contatto con lui;

- documentate: procuratevi carta e penna per prendere appunti, ricordatevi di dirgli con precisione tutto quanto è necessario (qual è la temperatura in quel momento, per esempio, oppure quanto tempo è che non sta bene, quali sono esattamente i vostri dubbi ecc.);

- fatte nel momento giusto: voi conoscete le abitudini e le modalità con cui il vostro pediatra organizza il suo lavoro; telefonategli, se è possibile, negli orari che lui vi ha suggerito;

- pertinenti: chiedetegli al telefono solo cose che vi sembrano importanti. 

  • Quinta regola: meglio soli...

Una famiglia numerosa e sempre disponibile con i bambini è una fortuna averla, così come è bello vedere il fratellino o la sorellina maggiore che assistono alla visita di un neonato. Non dimenticate però che ogni consultazione con il vostro pediatra richiede attenzione e concentrazione; per voi è importante essere esaurienti nel fare le vostre domande o raccontare quello che è successo, per il pediatra è indispensabile visitare con calma, riflettere su quello che ha visto, prendere decisioni importanti, a volte in pochi minuti. Per questo troppe persone in ambulatorio potrebbero diventare un problema: ciascuno vorrà dire la sua, la nonna polemizzerà con il papà, quante volte poi si vedono fratellini che sono venuti per “fare compagnia” mettersi a strillare sul più bello? Perciò vi consigliamo di non affollare la sala d`attesa e l`ambulatorio del vostro pediatra; le troppe chiacchiere e la confusione non vi aiuteranno a capire e farvi capire. E poi, ricordatevelo, i genitori siete voi e a voi soli spetta prendere le decisioni; nonni, zii, zie, amici e baby sitter saranno i benvenuti a casa, ma è meglio farsi accompagnare da loro alle visite solo se potranno esservi di aiuto.

  •  Sesta regola: meglio consultare il pediatra prima di precipitarsi in ambulatorio

Uno dei pregi maggiori della pediatria di famiglia è di essere un servizio specialistico gratuito e direttamente accessibile per chiunque, senza liste d’attesa, burocrazia e ticket. Tutti hanno il diritto di consultare il pediatra come e quando vogliono; il pediatra ha il dovere di starvi ad ascoltare e intervenire, per quello che può e sa, a difesa della salute di vostro figlio.

In un rapporto così libero si possono però verificare abusi e incomprensioni; a volte i genitori scambiano per problemi quelli che sono fenomeni banali e decidono di recarsi dal pediatra e chiedergli di visitare il piccolo paziente più spesso di quanto non sia utile. Se queste richieste si moltiplicano o si concentrano tutte in un breve periodo di tempo (l’ora in cui i bambini escono da scuola, la stagione dei raffreddori o delle influenze) si possono creare situazioni spiacevoli: l’ambulatorio si affolla all’improvviso, il lavoro diventa difficile e frettoloso, può addirittura capitare che, nella confusione, si trascuri un bambino che ha veramente bisogno. È facile evitare questo tipo di inconvenienti: se avete un problema, se vi assale un dubbio, è meglio sentire il pediatra (o la sua segretaria) per telefono, prima di precipitarsi in ambulatorio. Può darsi che una breve chiacchierata basti a dissipare le ansie e a sciogliere i dubbi, con grande risparmio di tempo e di fatica per tutti. 

  • Settima regola: in caso di febbre mantenete sempre la calma

Chi ha paura del “lupo mannaro”? La febbre è come il “lupo mannaro”; fa paura, ma non fa male a nessuno. È normale che un bambino fra due e sei anni abbia la febbre più di una volta durante l’anno, soprattutto se frequenta l’asilo nido o la scuola materna: è così che si difende attivamente dai vari germi che incontra all’asilo.

Nessuna malattia grave si manifesta soltanto con la febbre; la febbre alta non danneggia il fisico e neppure il sistema nervoso centrale; nessuna febbre sale all’infinito. Esistono medicine che fanno scendere la febbre e che alleviano il fastidio che l`aumento della temperatura corporea provoca al bambino e l’ansia che causa in famiglia. Perciò, se vostro figlio ha la febbre, cominciate tranquillamente ad usare la medicina giusta (è quella che il vostro pediatra vi consiglia sempre) e aspettate un po’. Se oltre alla febbre ci sono sintomi che vi sembrano diversi dal solito, oppure se avete la sensazione che il bambino stia veramente male, consultate il vostro pediatra, ma evitate di precipitarvi in ospedale; il pronto soccorso è lì per aiutare i malati gravi che hanno bisogno di cure immediate, non per curare le influenze e i mal di gola. Se è necessario spostare un bambino con la febbre (per portarlo dalla nonna che lo accudisce, o dal dottore che lo visita), potete farlo tranquillamente. Non c’è nessun rischio. 

  • Ottava regola: accertamenti e analisi solo se necessari

Accade frequentemente che i genitori, per rassicurarsi sullo stato di salute dei propri figli, chiedano di fargli fare “tutte le analisi”. Diciamolo subito con franchezza: è una richiesta che non sta né in cielo né in terra. Un`analisi di laboratorio ha valore solo se ci aiuta a rispondere ad una domanda precisa: “All’origine di questo o quel sintomo c’è o non c’è una malattia?” Esistono analisi “giuste”, scelte con cura per rispondere ad ogni dubbio diagnostico, ma le analisi fatte “a caso” in un bambino in cui non c’è nessun sintomo da spiegare, seguendo un elenco più o meno standardizzato, non servono a nulla. Sono uno spreco di tempo e di denaro e portano spesso angosce e paure ingiustificate. Lasciate che a decidere sia il vostro pediatra, sempre e soltanto quando avrà un vero dubbio o vorrà approfondire una diagnosi. Attenti anche allo “shopping” della salute; molti genitori hanno l’abitudine di consultare specialisti con la facilità con cui si compra un nuovo paio di scarpe; altri ancora ragionano così: “Mal di testa? Vado dal neurologo”, oppure “Naso chiuso? Vado dall’otorinolaringoiatra.” C`è un vecchio film di Nanni Moretti, si chiama “Caro diario”; se vi capita vedetelo, è molto bello, ma soprattutto molto istruttivo. Il protagonista gira per mesi da un dermatologo all’altro per cercare la causa di un insopportabile prurito; e nessun dermatologo riesce a guarirlo. Per forza: la causa non era una malattia della pelle, ma una grave malattia del sistema linfatico, il prurito era solo un sintomo. L`equazione prurito uguale dermatologo non avrebbe potuto mai funzionare. E allora lasciate al vostro pediatra la scelta se consultare o meno uno specialista e quale specialista eventualmente interpellare; lui sa come muoversi nel labirinto della sanità. 

  • Nona regola: non andate mai in ospedale senza sentire il vostro pediatra

Una porta sempre aperta, un posto accogliente, dove si può essere ospitati in qualunque momento, un posto veramente “ospitale”: questo è il significato della parola ospedale. Anticamente l’ospedale, gestito da religiosi, era un luogo sempre aperto dove chiunque poteva rivolgersi per chiedere assistenza e aiuto. Oggi le cose sono un po’ diverse. Gli ospedali moderni sono un concentrato di professionalità e tecnologia, dove si curano le malattie più difficili; sono più confortevoli di una volta, ma non sono il posto giusto per “chiedere ospitalità”. Molti lo dimenticano, e corrono in ospedale anche quando basterebbe rivolgersi al proprio medico. Non è una buona idea e vediamo perché.

L’ospedale, abbiamo detto, è fatto per le malattie importanti, il pronto soccorso per curare le urgenze e cercare di salvare la vita di chi rischia di perderla; non è giusto intasarlo per un mal di gola, un po’ di febbre o qualche macchiolina. In ospedale ci si va quasi sempre di corsa, ma, se i sintomi non sono gravi, si rischia poi di fare lunghe code per dare la precedenza a chi sta male sul serio. Quando arriva poi il momento di essere visitati, spesso la risposta é (necessariamente) frettolosa e il consiglio è... “Rivolgetevi al vostro medico.” Tanto vale andarci prima; è vero, il suo ambulatorio non può essere aperto 24 ore, spesso sarà necessario rimandare la visita al giorno dopo, ma a volte aspettare serve anche a capire.

Diverso è il caso in cui si rende necessario un ricovero programmato. Allora in ospedale ci si deve andare sul serio, perché la diagnosi in ambulatorio è troppo difficile, oppure è indispensabile un intervento chirurgico, o la malattia è così grave che per curarla occorrono competenze e tecnologie che si trovano solo lì. Quella è l’occasione giusta per concordare il ricovero con il vostro pediatra, o quanto meno avvisarlo appena possibile. Potrà così contattare l’ospedale, informarsi di come procedono la diagnosi o la cura e prepararsi ad aiutarvi dopo la dimissione. 

  • Decima regola: non rinunciate troppo presto al vostro pediatra

Quando vostro figlio sarà cresciuto, il suo pediatra sarà diventato per voi un vecchio amico: vi conoscerà da molti anni, forse addirittura da quando il bambino è nato. Nessuno meglio di lui sa valutare serenamente ogni problema e dare il consiglio giusto. Il nostro Servizio Sanitario Nazionale offre l’opportunità di far assistere i bambini da uno specialista in pediatria fino al compimento dei 14 anni (estendibili anche fino a 16 anni), sarebbe sciocco non approfittarne. In realtà un adolescente, anche quando è recalcitrante e restio a mescolarsi alla folla dei poppanti, è sempre ancora un po’ bambino. Se ne accorgono bene le mamme e i papà che si trovano alle prese con i tredicenni e i quattordicenni: ragazze che cominciano a truccarsi un po’ o ragazzi con la voce da uomo e qualche peletto di barba, che però sono ancora nella “fase evolutiva”, cioè cambiano da un giorno all’altro. Il pediatra è il medico specialista del cambiamento, ecco perché conosce meglio di altri le problematiche degli adolescenti. Qual è allora il confine, il limite di quella che, burocraticamente, si chiama l’“età pediatrica”? In molti paesi questo limite è stato portato ai 18 anni, cioè al compimento della maggiore età. 

  • LIBERA SCELTA I pediatri di famiglia si chiamano anche pediatri “di libera scelta”; questo perché i genitori hanno il diritto di scegliere un pediatra in un elenco pubblicato dalle singole Aziende Sanitarie per conto delle quali i pediatri lavorano. Le Aziende Sanitarie sono tenute a fornire alle famiglie tutte le informazioni necessarie per effettuare questa scelta nel modo più consapevole possibile, ma è sempre meglio incontrare personalmente il pediatra prima di sceglierlo. Se genitori e pediatra si piaceranno potranno “fidanzarsi”, cioè riporre ciascuno la sua fiducia nell`altro. Attenzione però, “fidanzarsi”, non “sposarsi”. Infatti questa scelta, se dovesse risultare sbagliata, può essere facilmente “revocata”, cioè la famiglia (ma anche, sebbene molto più raramente, il pediatra) può lasciare un pediatra ( e viceversa ) e sceglierne un altro con cui si trovi in sintonia. Il meccanismo della scelta e della revoca dovrebbe assicurare, attraverso una competizione fra professionisti, la qualità del servizio. In pratica però questa competizione è ostacolata dal meccanismo del “massimale”. 
  • MASSIMALE Parola magica che significa “numero massimo di assistiti” che ciascun pediatra può avere in carico; magica perché il raggiungimento del massimale è la meta a cui aspirano tutti i giovani pediatri all`inizio della loro professione. In realtà questo numero, fissato dagli accordi fra regioni, aziende sanitarie e sindacati dei pediatri, può subire delle variazioni in meno (soprattutto se un medico intende impegnarsi solo parzialmente nel lavoro di pediatra di famiglia), o in più (per accogliere per esempio fratellini o sorelline di bambini già in carico, o bambini temporaneamente residenti, oppure in caso di scarso numero di pediatri disponibili in zona). Raggiungere il massimale equivale per un pediatra a riscuotere il massimo della retribuzione. 
  • CHI PAGA I PEDIATRI E COME? I pediatri sono pagati principalmente in base al numero dei bambini che assistono: a ciascun bambino assistito corrisponde un tot chiamato “quota capitaria”. Una parte però della loro retribuzione è basata sulla qualità delle prestazioni erogate: per esempio chi lavora in gruppo o si fa aiutare da un`infermiera o da una segretaria, usa l`informatica, o effettua personalmente accertamenti di laboratorio viene pagato di più. Quello dei pediatri però non è uno stipendio: ciascun pediatra deve provvedere a proprie spese, per esempio, ad un ambulatorio, al materiale di consumo e al sostituto che gli consente di andare in vacanza. Il denaro per pagare i pediatri è preso dal Fondo Sanitario Regionale, alimentato attraverso le tasse che tutti noi siamo tenuti a pagare; perciò la pediatria di famiglia è composta da liberi professionisti che lavorano per conto della collettività e nell`interesse di tutti. 
  • DIRITTI E DOVERI Usufruire dell`assistenza pediatrica pubblica è un diritto di tutte le famiglie italiane e fa parte del diritto alla salute sancito dalla Costituzione; altri Paesi hanno Sistemi Sanitari pubblici simili al nostro (sono i migliori, perché garantiscono cure accessibili per tutti senza discriminazioni), ma nessun altro ha una rete di pediatri come la nostra: 7.000 specialisti sparsi su tutto il territorio nazionale che assistono molti milioni di bambini e bambine. I pediatri sono al “servizio” della famiglia, ma non per questo sono tenuti a fare tutto quello che viene loro richiesto. Per esempio sono nel pieno diritto di rifiutare certificazioni di comodo o di trascrivere ricette di altri medici il cui contenuto essi non condividono. 
  • E LE VISITE? Ciascuna famiglia ha diritto di chiedere che il pediatra visiti il proprio figlio senza pagare nessun onorario o ticket. Tuttavia il medico valuta ogni volta le richieste con la sua preparazione professionale e cerca di indirizzare al meglio le richieste dei suoi “clienti”; a volte può (e deve) anche dire di no. Per esempio se la richiesta è incongrua o, se pure fortemente voluta dai genitori, contraria agli interessi del bambino. Un elemento di contrasto è spesso la richiesta di visite domiciliari: tutti i pediatri ne fanno, naturalmente, ma solo quando è proprio necessario. Se si muovessero a comando, come se fossero dei taxi, spenderebbero tutto il loro tempo in giro per città e campagne e la qualità della loro prestazione professionale si abbasserebbe; a farne le spese sarebbero, in fin dei conti, i loro assistiti.