insonnia del lattante

Ovvero CAPIRE PER EVITARLA

 

Uppa -  n. 5 Settembre-Ottobre - 2009

Come nasce l`insonnia
di Anna Maria Moschetti , Maria Luisa Tortorella -

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Da qualche decennio è invalso l’uso di abituare i bambini a dormire da soli, in un letto separato o in un’altra stanza, e a fare a meno anche della presenza dei genitori nel momento dell`addormentamento, imparando molto presto ad auto-consolarsi con l`aiuto di ciucci, pupazzi, copertine o altri oggetti sostitutivi, che suppliscono alla mancanza della mamma; l`uso di questi oggetti presso i popoli che praticano il dormire insieme è praticamente sconosciuto. La filosofia che ha ispirato queste recenti scelte educative è quella secondo la quale i bambini debbano imparare sin da subito a rendersi autonomi ed indipendenti. Questa “moda” è stata favorita da una serie di fattori: negli Stati Uniti, sin dagli anni ‘70 il dottor Ferber prima e il professor Brazelton poi avevano promosso questa modalità di accudimento attraverso libri divulgativi diretti ai genitori, libri che hanno trovato un largo seguito fino ai giorni nostri; questa teoria è stata recentemente rilanciata dal dottor Estivill, che , in un libro pubblicato nei primi anni ’90, [...] ("Fate la nanna" di Eduard Estivill e Sylvia de Bèjar ed. Mandragora), sostiene che fin dal 3 mese, e possibilmente anche da prima, il bambino deve essere messo a dormire nella sua cameretta e abituato ad auto-consolarsi, anche a costo di spendere molte lacrime.
Parallelamente alla diffusione di queste abitudini, in maniera impressionante nel mondo occidentale si sono moltiplicati i disturbi di sonno nell`infanzia, che sono divenuti un problema di ordine sanitario di notevoli dimensioni interessando fino al 45% dei bambini. In alcuni paesi è aumentato anche l`uso di farmaci per curare l`insonnia dei bambini.

In che cosa consistono questi disturbi del sonno? Proteste per andare a letto, lungo tempo per addormentarsi, risvegli notturni con pianti e tentativi di raggiungere la mamma nel lettone. Questi disturbi sono poco frequenti presso i popoli che hanno mantenuto l`abitudine tradizionale di far dormire presso di sé i bambini e sono evidentemente una reazione a queste nuove modalità di accudimento. Uno studio che ha paragonato i bambini americani a quelli giapponesi ha dimostrato con evidenza che presso questi ultimi è nullo il consumo di farmaci per l`insonnia nell`infanzia, e che i bambini americani manifestano maggiori difficoltà nel dormire e un numero maggiore di risvegli notturni rispetto ai bambini giapponesi. I bambini americani vengono ammessi nel lettone solo in conseguenza dei disturbi del sonno, e questo spiegherebbe perché anche coloro che dormono insieme ai genitori hanno un sonno interrotto più frequentemente dei bambini giapponesi. Insomma sembra proprio che l’aumento dei disturbi del sonno dei bambini sia dovuto a pratiche culturali che fanno a pugni con la biologia e non rispettano i tempi dello sviluppo naturale. La separazione dalla madre, o dalla figura di accudimento, è infatti del tutto innaturale perché generatrice di ansie, proteste, risvegli e richieste di avvicinamento. Non mancano naturalmente diverse posizioni in materia: una parte della medicina ufficiale ha dato infatti una differente spiegazione al problema. L’aumento dei disturbi del sonno sarebbe, secondo alcuni, effetto diretto di una insufficiente educazione al sonno e all`autonomia da parte di genitori deboli, sopraffatti da bambini tiranni. Sarebbe proprio il dormire insieme, cui spesso i genitori cedono per evitare di far piangere i propri figli, la vera causa dei disturbi del sonno.

Ma il disagio nasce a volte da aspettative inadeguate sul sonno dei piccoli: le madri francesi, per esempio, si lamentano in modo sproporzionato rispetto all`effettivo numero di risvegli dei figli, poiché partono dall’idea sbagliata che il sonno dei bambini piccoli sia uguale a quello degli adulti, e che quindi anche bambini piccolissimi possano e debbano fare un lungo sonno ininterrotto sin dai primi mesi di vita. Questa convinzione ha trasformato in un problema una situazione che presso altre culture è ritenuta, a buona ragione, normale. La natura culturale di certi “disturbi del sonno” è anche dimostrata da uno studio fatto su due gruppi di bambini svizzeri nati a distanza di dieci anni l’uno dall’altro. Quello che emergeva era che nell`ultimo decennio l`ora in cui vanno a letto i bambini è stata notevolmente posticipata e che questo ritardo si è associato ad una riduzione dei capricci al momento di andare a letto, come se le famiglie nel tempo si siano adattate ai ritmi spontanei dei loro figli, smussando alcune rigidità riguardanti gli orari, ottenendo così una diminuzione dei disturbi del sonno di quella generazione di bambini. Un altro studio sulle abitudini del sonno dei bambini tedeschi ha dimostrato come l`istinto materno, attivato dal pianto dei propri figli, spesso prevalga sulle ingiunzioni culturali. In Germania i genitori tendono a far dormire i bambini da soli, ad accompagnarli a letto ma a calmarli solo da lontano con la voce o con le canzoncine (in modo distale, senza toccarli), lasciando la stanza quando i bambini sono ancora svegli in ossequio alla cultura dominante di quel paese; ma di notte quando i bambini si svegliano e piangono e fanno fatica a riaddormentarsi, le madri li prendono con sé nel lettone o tra le braccia cullandoli. Probabilmente, la sonnolenza e la stanchezza dei genitori risvegliati nel cuore della notte dai bambini fa sì che prevalga in loro un atteggiamento consolatorio più istintivo e meno indotto culturalmente.




COME CAMBIA IL SONNO DEI BAMBINI
Gli studi di epidemiologia ci dicono che a 9 mesi l’84% dei bambini si sveglia almeno una volta; il massimo del numero di risvegli per ogni notte si ha a 2 anni. Fino ai 3 anni, e soprattutto verso i 18 mesi, moltissimi bambini dormono nel lettone con i genitori per tutta la notte o per una parte della notte, questa abitudine diminuisce negli anni e tra i 5 e i 10 anni, quando praticamente tutti imparano a dormire tranquillamente da soli.

IL SISTEMA COMPORTAMENTALE DELL’ATTACCAMENTO
Si tratta delle strategie istintive di comportamento che il bambino mette in atto per conseguire la vicinanza con la madre (o con la persona che principalmente si occupa di lui); queste strategie, che nessun bambino impara ma che mette in atto sin dalla sua nascita, sono strategie di “richiamo” (piangere, tendere le braccia per essere presi in braccio, aggrapparsi) e strategie per “raggiungere e tenersi vicino (gattonare o correre verso i genitori se sono troppo distanti).